05 Mar 8 Marzo – Giornata Internazionale della Donna
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Violenza sulla donna.
L’8 Marzo è la Giornata Internazionale della Donna.
Siamo nel 2023 e le diseguaglianze di genere, sociali, economiche non solo persistono, ma sono in crescita.
E le diseguaglianze generano forme di violenza.
Per me è sempre difficile parlare di diseguaglianze, di vittime e di carnefici semplificando e schematizzando. Sopratutto se si parla di violenza verbale e psicologica, oltre alle tante donne che la subiscono dagli uomini, ci sono anche molti uomini che la subiscono dalle donne. Quindi non me ne vorranno i lettori di questa mia riflessione che in nome della ricorrenza dell’8 Marzo mi vede stringere lo sguardo sulla violenza sulla Donna.
Anche tenendo in conto del fatto non sottovalutabile che la donna da sempre è anche socialmente discriminata e considerata inferiore e si sa che sugli esseri considerati inferiori c’è chi si sente in diritto di poter sfogare violenze di ogni tipo.
“L’essere umano donna nella storia è sempre stata considerata cosa, appendice e serva dell’uomo maschio, in una società che nel tempo ha mutato il suo assetto economico-politico, la donna è sempre stata vista e considerata come oggetto da recludere tra le mura di casa o dei conventi e nel caso in cui uscisse da questa gabbia, era immediatamente etichettata come donna di malaffare, fino ad essere considerata strega da bruciare alla maniera degli eretici.
E intendiamoci, le donne hanno sempre lavorato anche nei campi, per poi occuparsi del tessile, ecc…, ma l’affermazione, devono stare dentro le mura di casa, ha un significato ben più oscurante dell’atto pratico. In quanto consiste nello zittire, nel relegare, nell’opprimere e reprimere la donna che deve avere il solo fine di assoggettarsi all’uomo.”
Come scrivo sul mio libro, “quando si pensa alla violenza, appare subito la sua forma più esplicita che è quella fisica, per cui si è portati a pensare a percosse, stupri, uccisioni, ma il ventaglio delle forme di violenza è molto più ampio e spesso poco immediatamente riconoscibile come tale. Essendo meno esplicite e quindi più subdole, il rischio è quello di considerarle più tollerabili, in quanto, le si considerano meno invalidanti. E questo auto-inganno tanto del singolo, quanto del sociale, porta a confondere, ad annebbiare le percezioni della realtà, per cui nella logica del più e del meno grave, ci si perde nell’incapacità di posizionare il limite che segna l’inaccettabilità della violenza.”
Bisogna anche considerare che nelle circostanze in cui la vita resta intrappolata in una logica fatta di violenza, sia chi infligge tale violenza e sia chi la subisce, sia per l’uomo che per la donna, la cultura non è sufficiente a produrre un’adeguata reazione.
In altre parole sia nell’uomo che nella donna, un pensiero emancipato non esclude la possibilità di restare ingabbiati nel produrre o nel subire violenza.
Spesso accade che una donna che subisce violenza se ha un pensiero emancipato le risulti ancora più difficile chiedere aiuto per riuscire a liberarsi dal suo carnefice.
Questo perché oltre a sentimenti di paura e di rabbia, soggiace latente un senso di vergogna e di incredulità su come si è potuto mettersi in tale situazione e sul proprio restare in balia della sudditanza.
Aggiungiamo anche il fatto che quando ci si trova a vivere questo inferno e si cerca comprensione nello sguardo dell’altro, raccontando ciò che sta accadendo ad un’amica o a qualcuno di cui si pensa ci si possa fidare, nella maggior parte dei casi la reazione è di fastidio, incredulità e fuga, con la conseguenza che si viene allontanate e isolate.
Così quel senso di solitudine, sfiducia e paura possono diventare insostenibili.
Restando smarrite e disorientate, nel ritrovarsi sole ad affrontare qualcosa di cui pensiamo di non essere capaci di cambiare, inevitabilmente quel senso di inadeguatezza fa crescere il senso di vergogna fino a far nascere il dubbio che forse ci meritiamo di essere maltrattate.
Beh non è così, come ogni essere umano, ognuna di noi donne abbiamo il diritto di nascita di essere rispettate e solo noi possiamo decidere di darci questo diritto di nascita.
Abbiamo il diritto e aggiungerei il dovere verso noi stesse e le generazioni future, di cambiare.
Considerando che cadiamo e se siamo ancora qui significa che ogni volta ci rialziamo, allora abbiamo sicuramente la forza per cambiare.
Ovviamente si ha bisogno di aiuto e lo si può trovare rivolgendosi a terapeuti e centri per le donne in cui si può ricevere il supporto necessario per uscire e salvarsi da situazioni violente.
Non abbiate paura o vergogna di chiedere aiuto! Ne abbiamo il diritto!
Voglio concludere con le parole di Goethe che scrive:
“Solo quando, miei cari, ciascuno agisce a propria guisa e poi pretende che questa abbia da essere e da rimanere un fatto universale, e in specie lo pretende da me, allora non resta altra scelta che separarsi o infuriarsi.”
(J.W. Goethe, “Viaggio in Italia” , p. 460, 461 – Garzanti Editore s.p.a., 1997)
Le frasi tra virgolette sono prese dal mio libro Viaggio individuale in un cuore collettivo, Ed. Cleup.
La mimosa nel linguaggio dei fiori rappresenta LIBERTÀ, FEMMINILITÀ, AUTONOMIA, FORZA e SENSIBILITÀ.
Ricordiamoci di donare un mazzo di mimosa…se vuoi dei consigli su abbinamenti di mimosa e fiori leggi il sito di interflora
Se vuoi saperne di più ti invito a leggere: data dell’8 Marzo
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